Galleria

PRIMO ORDINE DI FINESTRE. Sugli archi acuti anneriti dal tempo e di più dal fumo della fornace poggia una cornice con mensole: dieci su ciascun lato ad eccezione di quello meridionale che ne ha undici. Fra le mensole vi sono forme rotonde concave con ornamento a bassorilievo di svariati disegni ad eccezione dell'angolo sud - est si osservano in due rettangoli nastri variamente intrecciati. Al disopra delle mensole, nei quattro angoli del prisma quadrangolare si osservano trasversalmente quattro tombe di cui quelle a nord-ovest ed a sud-est sono formate di quattro archetti a pieno centro mentre quelle di nord-est e di sud-ovest ne hanno tre. Esse fanno prendere al monumento la forma di un ottagono sul quale all'altezza di m. 1,64 dalle mensole gira una cornice con piano, listello a fascia, formando un anello intorno all'ottagono. Sulle mensole si aprono dodici finestre, tre per ognuna delle quattro facce maggiori all'ottagono: quelle del lato dell'abside sono bifore e sensibilmente spostate a sinistra, le altre sono monofore di cui quelle del lato meridionale sono sensibilmente spostate a destra. Gli archi a pieno centro delle finestre poggiano su colonnine di pianta semicircolare o quadrate con alette e corrispondenti capitelli sottostanti all'anello dell'ottagono. Nel lato settentrionale le alette sono sostituite da colonne poste nelle rientranze degli ottagoni laterali. Le dodici finestre corrispondono al piano della galleria, la quale, come può ancora osservarsi girava intorno all'edificio. Lo spessore delle finestre è di m. 0.75, l'altezza di m. 1,62 e la larghezza è variabile: di m. 0,46 nel lato meridionale, di 0, 50 nell'occidentale; in quello settentrionale la più stretta è la centrale di m. 0,40 mentre quella di destra misura m. 0,46 e quella di sinistra m. 050.

LA GALLERIA. Dell'unica galleria conservasi tutta la parte del lato settentrionale di cui un terzo è stato occupato e trasformato in camerino dal proprietario della casa attigua e m. 5,60 del lato occidentale in cui si trova una pregevole bifora che dava all'esterno, mancante della colonna centrale e murata nel fabbricato limitrofo. La finestra si eleva dal primo piano e serviva a dar luce esclusivamente alla galleria perchè non trovasi in corrispondenza delle finestre interne. Nel muro del lato settentrionale, l'unico rimasto, non vi sono finestre, però ve ne erano negli altri muri esterni. Il novantenne muratore Gabriele d'Iasio nel 1932 in seguito alle nostre domande, affermava di aver tolto lui stesso una colonna spezzata di bifora diroccata nella parte opposta a quella esistente presso lo spigolo sud-ovest quando fu riattata la Tomba sotto la direzione dell'ing. Belpasso. Molto probabilmente le finestre esterne erano situate presso gli spigoli per illuminare la galleria. Questa, costruzione tutta in pietra da taglio, esattamente squadrata e disposta a filari l'una sull'altra, è coperta da una volta a botte a pieno centro, la quale è formata da due cunei di spalla ed uno di chiave. In diversi punti i cunei che formano la chiave sono ribassati fino ai quindici centimetri. La lunghezza di ciascun lato di essa è dai m. 10,60 ai 10,75 di modo che il suo perimetro è di m. 43; la larghezza è dai 62 ai 63 cm. nel lato occidentale; dai 73 ai 77 ed agli 86 in quello meridionale. Qualcuno ritiene, nientemeno, sia stata costruita per servire, come nei templi assiri, ai ministri dell'oscuro culto, i quali si rendevano invisibili agli oranti per far credere ad essi che erano le divinità parlanti. Essa, invece, fa pensare a qualcuno di simile ad un matroneo, il quale nello stesso tempo serviva per poter salire sui rampanti degli scalini, che menavano in cima al fabbricato sul terrazzo poligonale, che gira intorno alla cupola. Si vede la eccezionale altezza dell'edificio, comunque esso voglia considerarsi, allo scopo di farlo servire anche come torre di vedetta in tempi in cui erano frequentissime ed aspre le lotte coi vicini feudi. Dalla sommità della Tomba si abbraccia un vasto orizzonte specie dalla parte di sud-ovest e di sud: di là gli armigeri spiavano le mosse del nemico che tentava avvicinarsi dalle valli parallele e quella di S. Errico, pronti a gestire l' allarme per la difesa.